DAVIDE MASSAFRA: il compagno di viaggio e l’amico grande

Gli saranno fischiate continuamente le orecchie da un anno a questa parte… L’ho citato in tanti racconti del blog, perché lui è la testimonianza vivente delle mie avventure calcistiche e non solo… Abbiamo condiviso tantissime, oserei dire quasi tutte, le esperienze di vita degli ultimi 10 anni!!!

E’ d’obbligo e un grandissimo piacere per me spegnere la 1° candelina di socceroad.com dedicando questo articolo a Davide Massafra, che ritengo il compagno privilegiato e il collega di gran parte del mio percorso di vita nel calcio, sia in Italia che all’estero!

Una serie di incredibili avventure, belle e meno belle, vissute interamente insieme… Spesso piene di soddisfazioni vissute con orgoglio e altre che ci hanno lasciato rimpianti o fatto sperimentare delusioni. Ma nonostante tutto Davide è uno come me… Gli piace creare e seminare anche laddove nessuno non ha né l’idea né la forza di farlo!

Sembra essere passato poco tempo e invece è ormai trascorso un decennio dal giorno in cui gli proposi una collaborazione a 4 mani in quel di San Sisto, che era per entrambi una delle prime panchine. Con la Juniores di una società storica di Perugia iniziammo quell’esperienza, pieni di un entusiasmo esplosivo e senza minimamente immaginare quello che si sarebbe sviluppato negli anni a venire! Perché è da lì che non ci siamo mai più mollati, vivendo tantissime situazioni professionali, fianco a fianco, e se da un lato ogni cosa che affrontavamo faceva crescere un legame importante di stima e aiuto reciproco, dall’altro aumentavano anche le sfide che sceglievamo di raccogliere. In Italia, a Cesena, prima e il nord America poi: ricordi ed emozioni indelebili!!!

LA PILLOLA

… “Allenare in Nord America vuol dire essere più Manager che Coach e saper valutare il contesto extra campo valorizzandolo a favore del fattore campo. Nei settori giovanili più che nelle prime squadre ovviamente, ma anche lì il fattore manageriale sembra essere predominante su quello tecnico e tattico”….!

Davide com’è iniziato il tuo percorso nel mondo del calcio?

“La prima esperienza in assoluto da allenatore è stata con la squadra del Caduceo del Collegio ONAOSI di Perugia, dove mi sono messo alla prova con un gruppo di ragazzi coetanei e anche più grandi; era una realtà dove si viveva insieme 24 ore su 24, 7 giorni a settimana! Qualche tempo più tardi, fatta qualche annata nei settori giovanili umbri, sono arrivato al Cesena proprio negli anni di Seria A e B. Mi sono ritrovato ad affrontare delle dinamiche societarie e di spogliatoio completamente differenti, toccando con mano il calcio professionistico in tutte le sue dimensioni. Poi è arrivato il Nord America: con sbarco a Seattle, dove per la prima volta ho conosciuto il calcio del nuovo continente e poi, quando ho iniziato ad allenare nel femminile, ho scoperto l’America! Il mondo del calcio inteso come un business, rapporto con i genitori, percorso scolastico e universitario, insieme alla cultura plurisportiva che gli appartiene”.

La qualità che ammiro più di lui è il suo spirito di sacrificio… Se penso alla forza e alla tenacia che ha messo in ogni opportunità che gli si è presentata davanti in questo arco di tempo, dagli studi universitari a Perugia fino ad arrivare alle Cascate del Niagara, mi sembra davvero un gigante! Oggi risiede in Canada e porta avanti con successo un’accademia di calcio per giovani, dall’impostazione fortemente europea ma adattata al contesto “soccer” Nord Americano: Empire Niagara Soccer Academy.

Come è cambiato Davide nel lavoro e nella vita?

“Sicuramente oggi sono meno fiducioso e più cauto. Il mondo del calcio e dello sport (come molti altri nella vita del resto) regalano grandi speranze ed emozioni uniche, ma anche grandi delusioni e grossissime difficoltà, essendo molto competitivo e a volte assai crudele. Nel corso della carriera lavorativa mi sono dovuto adattare moltissimo, imparando dagli errori e soprattutto dalle conseguenze di tali errori. La capacità di gestire le emozioni, a seconda della situazione circostante, e riflettere prima di esprimere la mia opinione rappresentano sicuramente i maggiori cambiamenti che ho adottato. Ho acquisito capacità manageriali, comunicative e finanziarie che non avevo ai tempi quando ho iniziato ad allenare. Oggi si vive più alla giornata avendo “multi-obiettivi” da perseguire”.

Orgogli e rimpianti

“Il rimpianto più grande è vedere come sia complesso e difficile riuscire a trasmettere passione e esperienza ai giovani oggi giorno e continuare a vedere un mondo poco meritocratico nel calcio e nello sport in generale. Tante e troppe volte capita di incontrare gente valida “a casa” mentre gente meno valida e competente che detta legge e regole, soprattutto in Italia.
L’orgoglio principale è nella consapevolezza di essere stato sempre me stesso e aver creduto in ciò che ho fatto nel rispetto dei colleghi e delle persone che hanno condiviso il mio percorso. Essere andato via dalla propria casa, nazione, cultura e aver esportato e migliorato il movimento calcistico oltre oceano anche in piccola scala, nonostante non fosse ritenuto possibile e probabile. Bello, affascinante inoltre l’aver visto tante città e tanti posti del Canada e degli Stati Uniti: questo lavoro ti permette di viaggiare e ne vado orgoglioso!”.

Hai parlato di viaggi… Qualche aneddoto particolare?

“Nei 5 anni passati in Nord America ci sono stati diversi episodi e aneddoti che sono rimasti nella memoria come momenti particolari e unici! Sicuramente il Torneo a Las Vegas con la formazione U15 Boys persa in finale con un gol fantasma validato da un guardalinee di origine messicana (… come la squadra avversaria fatta di ragazzi messicani della periferia di Phoenix in Arizona). L’atmosfera era magica fatta di luci, hotel e casinò… Un posto unico nel suo genere! Ho bel ricordo anche dell’inaspettata vittoria per 2-1 della U14 Girls a Ottawa, capitale canadese, dove nel girone eliminatorio, battemmo la selezione regionale con gol all’ultimo secondo di una ragazza che era stata scartata dal loro programma per motivi di bullismo e problemi comportamentali. Con me, invece, si è integrata alla grande ed è diventata un pilastro della squadra… Sono quasi sempre queste le vittorie più belle per un allenatore e un educatore. Memorabile e storico anche il successo della U18 Boys a Cleveland (USA) all’Adidas National Showcase, con una squadra di seconde linee abbiamo vinto semifinale e finale ai rigori.

Un aneddoto che mi è rimasto impresso è stato 2 anni fa alla Combine femminile in Oklahoma (USA) dove, facendo parte dello staff tecnico e organizzativo, eravamo riuniti a discutere gli ultimi dettagli della sessione mattutina che avrebbe aperto la Combine e ci siamo resi conto che non avevamo palloni a sufficienza!!! Immaginate un evento internazionale: con centinaia di atleti e accompagnatori, tv, media… ogni cosa organizzata alla perfezione ma qualcuno si era dimenticato di prendere i palloni! Così ci siamo guardati in faccia e ci siamo messi a ridere. Alla fine mi è venuto in mente di chiamare la società calcistica che si allenava solitamente lì e siamo riusciti a farcene prestare un po’ prendendoli dal magazzino! Quella volta ho capito come le cose più semplici, a volte, sono le più importanti! L’evento di Oklahoma City è stato poi un grande successo!”.

Che significa fare calcio in Nord America quindi?

“Per prima cosa vuol dire ‘fare business’. Quasi tutto ruota intorno alle quote di iscrizioni e quindi alla percezione dei genitori della validità del programma offerto. Purtroppo, troppo spesso, risultati e soprattutto sviluppo tecnico non rappresentano i maggiori punti di valutazione, quanto invece promozione sui social, rapporto e comunicazione con i clienti e soprattutto la capacità di non scontentare più gente possibile. Allenare qui vuol dire essere più manager che coach e saper valutare il contesto extra campo con i suoi contenuti e saperlo valorizzare a favore del fattore campo. Nei settori giovanili più che nelle prime squadre ovviamente, ma anche lì il fattore manageriale sembra essere predominante su quello tecnico e tattico”.

Quale futuro ti attende?

“Mi manca l’Italia, la famiglia e la cultura europea. Mi auguro un giorno di poter tornare a essere utile e produttivo in Europa portando con me questo enorme bagaglio di esperienza nordamericana che potrebbe aiutare le nostre realtà a crescere economicamente e managerialmente. Sono convinto che siamo e saremo noi Italiani sempre i leader del settore, ma dobbiamo ‘imparare a imparare’. E comunque il mio ritorno sì, ma non prima di aver allenato in USA un College nelle divisioni nazionali universitarie, perché sono convinto di poter rendere al meglio in un ruolo del genere… Vediamo cosa il calcio mi riserverà!”.

Davide per me è un amico fidato pronto a tenderti la mano: io molto più istintivo e meno formale, lui più riflessivo e strategico, insieme abbiamo creato una squadra molto forte dentro e fuori dal campo. Spero che queste esperienze vissute insieme siano la premessa per altre più importanti, che verranno a valorizzare ulteriormente il grande lavoro da lui portato avanti, premiando gli sforzi e i sacrifici che ha fatto e tutt’ora sta facendo.

Al momento cosa stai organizzando?

“Sto preparando la nuova stagione dell’Accademia Empire Niagara. Ci sono i provini in corso di svolgimento e confido anche quest’anno sia nel miglioramento di presenze che di sviluppo del programma e perciò dei ragazzi”.

Boys and Girls canadesi: l’appuntamento per voi, con il calcio, è quindi in Ontario, più precisamente a Niagara Falls, St. Catharines e Welland, le tre cittadine dove vive e cresce la Empire Niagara Soccer Academy!

LE COORDINATE DI DAVIDE MASSAFRA:

Davide Massafra, nato a Taranto il 25/12/1985 è un Allenatore di calcio UEFA B.

  • Laura Magistrale Specialistica in Scienze Motorie Sportive
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Instagram @empireniagara
INFO & CONTATTI:
DAVIDE MASSAFRA dmassafra@empireunited.soccer

www.empireunited.soccer

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