FABRIZIO RAVANELLI: il mito perugino alla conquista dell’Europa

Sono tanti i personaggi che hanno lasciato il segno nel mondo del calcio, ma forse mai come con il protagonista che Socceroad incontra oggi traspare una storia fatta di sacrifici e voglia di arrivare determinata da una grande forza di volontà e quella umiltà che solo pochi hanno.

Fabrizio Ravanelli ne ha fatta di strada, quando agli inizi il suo percorso era caratterizzato da autostop e lunghe camminate per andare ad allenarsi con il settore giovanile del Perugia Calcio; il suo percorso ormai è noto, ma da perugino quale sono, oggi, l’ho incontrato per rivivere tramite le sue parole quelle emozioni e per scoprire altri momenti della sua vita e carriera.

E’ una mattina di autunno, i raggi del sole filtrano la foschia e illuminano le foglie aranciate cadute a terra, Fabrizio scende dall’auto, è in grande forma fisica! Cappellino, occhiali da sole e la sua camminata inconfondibile; un bel caffè prima di iniziare una chiacchierata bella ed entusiasmante.

“Ho costruito la mia carriera, mattone dopo mattone, consapevole della mia forza, sono orgoglioso di aver giocato in tutte le categorie: dalla C2 alla Serie A, fino alla Nazionale! Tra l’altro, insieme a Rubino del Novara, sono il calciatore ad aver giocato con la stessa maglia (Perugia) in tutte le categorie professionistiche”.

Dal Perugia alla Juventus il salto è grandissimo, cosa ricordi di quella tappa?

“Quando sono andato alla Juve ero pronto a dare tutto me stesso per sfruttare quell’occasione unica, ma c’era anche dentro di me la paura di non essere all’altezza… Di non poter stare insieme a quei campioni”.

LA PILLOLA

…”Essere un calciatore di qualità e fare sacrifici non basta, per diventare un grande campione! Devi saper competere ogni allenamento, non soltanto domenica alla partita e avere una vita regolare fatta di affetti e cercare sempre di migliorarsi giorno dopo giorno”….!

Cosa significava e significa essere un giocatore della Juventus?

“La Juve è una scuola di vita e lo è ancora oggi per me, che ricopro il ruolo di ambasciatore nel mondo; in bianconero sono cresciuto tanto e per me ogni giorno trascorso li era come realizzare un sogno… Un sogno al giorno!

Tanti i campioni in quella Juventus…

“C’erano tanti grandi uomini: Gianluca Vialli era il mio calciatore preferito, il mio idolo! Ed è stato fantastico trovarmelo nello spogliatoio appena due posti da me. Poi è diventato il mio compagno di stanza, con cui ho condiviso tante emozioni, tante attese come le notti a cavallo della finale di Champions League, dove non ho dormito per i 15 giorni precedenti e i 15 successivi quella storica partita!!!”.

E’ il 13esimo minuto di AJax – Juventus, finale di Champions League del 1996, quando Frank De Boer sbaglia il colpo di testa, la palla si impenna e Van Der Sar esce dai pali… Sembra finita l’azione ma dal nulla spunta Fabrizio Ravanelli che, di sinistro, anticipa tutti portando la palla verso il fondo del campo. Tutti si aspettano un cross al centro ma Fabrizio, invece, calcia di destro, non proprio il suo piede, da posizione impossibile… La palla si dirige verso la porta, Silooy cerca una scivolata disperata per evitare il gol… La palla entra… Una rete pazzesca quella di Fabrizio, un gol storico e se ne rende conto subito iniziando a correre con le braccia larghe come ad abbracciare tutti e poi via la maglia sopra la testa.

Cosa aveva quella Juventus?

“Aveva sicuramente tanta qualità ma solo questo per vincere trofei importanti non basta, ci vuole una grande personalità e continuità, intesa come capacità di tenere alte le prestazioni in tutte le partite, sia dal punto di vista qualitativo che mentale”.

Socceroad racconta storie soprattutto di esperienze estere… Te sei stato un pioniere in tal senso!

“Eh sì, sono stato tra i primi ad andare a giocare all’estero, insieme a Vialli e Di Canio. L’esperienza in Inghilterra è stata importante non solo dal punto di vista calcistico. Sia per me che per la mia famiglia è stato un momento di crescita importante al Middlesbrough: dalla lingua alla guida a destra, dal fare la spesa e trovare l’olio d’oliva solamente nelle farmacie… Tutte piccole cose quotidiane che alla Juventus non esistevano, considerato il livello di organizzazione del Club. Poi le strutture: il calcio inglese ancora non era come oggi, campi di allenamenti modesti ma già sapevo e avevo previsto che sarebbe diventato il campionato top d’Europa da lì a breve… Anche grazie ai miei consigli, devo dire la società si strutturò meglio… Ma nel frattempo io già ero sbarcato a Marsiglia in Francia!

Le differenze tra Inghilterra e Francia di quei tempi

“In Francia c’era l’abitudine a lavorare meno a livello fisico rispetto all’Italia, in Inghilterra erano invece avanti dal punto di vista di gestione alimentare dei calciatori; oggi si è tutto livellato e tutti i club di serie A dei vari stati europei sono gestiti in maniera similare, quello che cambia è la cultura dei tifosi e del modo di vivere le partite e la settimana”.

Il rientro in Italia alla Lazio è coinciso con lo scudetto bianco-celeste conquistato in maniera strana

“E’ stata una gioia inaspettata, nessuno si immaginava che la mia Juve perdesse con il “mio” Perugia in quella storica partita, sotto il nubifragio del Curi; il calcio è strano e a volte regala incroci incredibili e intrecci di emozioni passate e presenti uniche. Anche il gol segnato alla Juventus con il Perugia è stato incredibile: ci portò allo spareggio con la Fiorentina (squadra di Serie B) e mi torna alla memoria anche di aver giocato con Gheddafi… Un altro ricordo particolare della mia carriera”.

Il rimpianto più grande?

“L’aver saltato il Mondiale in Francia del 1998! Me lo ero conquistato sul campo, me lo meritavo ma una broncopolmonite mi tagliò fuori dalla comitiva e il mio posto lo prese Enrico Chiesa. Furono mesi brutti anche perché ero stato contagiato da mio figlio!”.

Il Fabrizio allenatore?

“Penso che oggi ci si alleni troppo: credo che il recupero fisico e mentale sia importante come o più del lavoro sul campo; non sono stato fortunato nelle mie esperienze da allenatore di prima squadra fino ad ora avute, due situazioni dove è mancata la società! Io so che vuol dire avere una società seria perché ho avuto l’onore di crescere nella Juventus che è maestra e le devo tantissimo!”.

Come si diventa Fabrizio Ravanelli?

“Avere qualità e fare sacrifici non basta, per diventare un grande calciatore devi saper competere ogni giorno in allenamento e non soltanto domenica alla partita, avere una vita regolare fatta di affetti e cercare sempre di migliorarsi, giorno dopo giorno, non mollando mai di fronte ai momenti negativi”.

…E il futuro?

“Sono in attesa di trovare una panchina adatta a me, con una società con programmi di crescita: intanto come detto continuo a portare in alto il nome della Juventus nel mondo, ho già dei viaggi in programma nei prossimi mesi”.

Da perugino a perugino è stata una bella chiacchierata, Fabrizio è molto legato sia alla sua terra che alle sue radici, fiero di essere stato uno dei calciatori più amati anche nella sua Perugia e il grifo che porta tatuato sul braccio ne è segno inconfondibile!

Una colazione che ci ha fatto fare un balzo all’indietro nel tempo, al calcio anni ‘90, pieno di campioni e uomini veri! Come le canzoni, anche i miti della mia gioventù, suscitano ricordi che hanno scolpito il percorso di ognuno di noi. Fabrizio è uno di questi, uno che al di là della fede calcistica, è stato ammirato e ben voluto da tutti, preso da esempio e che ancora oggi viene considerato un’icona tanto da meritarsi il ruolo di Ambasciatore Juventus FC, oltre che far parte delle 51 stelle bianconere di sempre… Non è un caso avere queste

onorificenze come non è un caso vincere Champions League, Coppa Uefa, Scudetti e tanto altro, compreso un Mondiale Militare di cui Fabrizio va fiero!

Una citazione speciale al mio amico Devid, che insieme me era presente a questo incontro con Ravanelli… Lui – grandissimo tifoso juventino – si è emozionato ancora di più e in quell’abbraccio finale che si sono dati, ho visto sprigionarsi 20 anni di emozioni e gratitudine infinita… Quella che solamente uno come Ravanelli ha saputo regalare a tutti e continuerà sicuramente a regalare!
Segui il suo nuovo account Instagram @fabrizio.ravanelli11

LE COORDINATE DI FABRIZIO RAVANELLI:

Fabrizio Ravanelli (Perugia, 11 dicembre 1968) è un allenatore di calcio ed ex calciatore italiano.

PALMARES:

– 2 SCUDETTI (Juventus 1994/1995, Lazio 1999/2000)
– 1 CHAMPIONS LEAGUE (Juventus 1995/1996)
– 1 COPPA UEFA (Juventus 1992/1993)
– 2 SUPERCOPPA ITALIANA (Juventus 1995, Lazio 2000)
– 2 COPPA ITALIA (Juventus 1994/1995, Lazio 1999/2000)
– 1 CAMPIONATO SERIE C2 (Perugia 1987/1988)
– 1 MONDIALE MILITARE

– SERIE A: 153 PRESENZE 51 GOAL

– NAZIONALE: 22 PRESENZE 8 GOAL

One thought on “FABRIZIO RAVANELLI: il mito perugino alla conquista dell’Europa

  1. È stata un’emozione incredibile. Caro Fede, hai detto bene, in quell’abbraccio finale c’è stata tutta la gratitudine e l’affetto nei confronti di una persona che, come calciatore, mi ha fatto provare emozioni profondissime. Alla fine non importa se sei bambino o adulto, quando ami quell’oggetto magico che è il pallone le emozioni sono sempre le stesse. Grazie a Socceroad ho avuto la possibilità di abbracciare uno dei miei idoli indiscussi.

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